Buongiorno a tutti,
sappiamo bene che all’interno delle Università italiane, e non solo, si assistono a veri fenomeni di “parentilismo”(assegnazione di cariche importanti a parenti dei parenti) ma qui si sta toccando il fondo in quanto il fenomeno sopra accennato non avviene tra parenti ma tra iscritti al sindacato Uil.
Qualche settimana fa la Parthenope di Napoli ha firmato con la Uil della Campania una convenzione che consentirà a chi ha in tasca la tessera del sindacato guidato da Luigi Angeletti di vedersi riconoscere fino a 60 crediti per il corso di laurea triennale in giurisprudenza.
Uno sconto secco…un ano su tre.
Sentite cosa dice la convenzione: “In considerazione delle conoscenze e delle abilità che i lavoratori iscritti alla Uil potranno certificare in ragione delle funzioni e delle mansioni a loro attribuite verranno riconosciuti 60 crediti al personale impegnato in attività di tipo tecnico, gestionale o direttivo...50 crediti al personale impiegato in attività caratterizzato da conoscenze mono specialistiche...”.
L’articolo 2 della convenzione specifica chi deve stabilire i requisiti per aver diritto allo sconto: “La Uil segreteria regionale della Campania si impegna a collaborare con l’Università nell'individuazione dei requisiti nella fase istruttoria delle richieste degli iscritti”.
Ma per quelli che sono tesserati Uil da tempo ed hanno già conseguito degli esami? Presto fatto: “Il riconoscimento degli esami stessi sarà curato dalla stessa Uil”.
Ricordiamoci però che non è l’unico caso di “mala-università” in Italia. Quando alla fine degli anni Novanta con la riforma voluta dal centrosinistra vennero istituite le lauree triennali, si decise di riconoscere crediti formativi accumulati con l’esperienza lavorativa. Ma in Italia diventò presto un’opportunità per i mascalzoni. Si arrivò a regalare i pezzi di carta: c’erano convenzioni che consentivano di vedersi abbuonare anche tutti i crediti formativi del corso di laurea. In alcuni casi non era neanche necessario discutere la tesi.
Devo dire che come universitario quale sono, la cosa mi fa alterare e non poco; pensando anche al mazzo che un normale studente, senza “paraculature”, deve farsi per arrivare alla laurea.
Adesso capiamo anche come possano esistere laureati con non sanno parlare o scrivere in italiano o che non hanno una minima conoscenza della propria materia di impiego. E guarda caso queste persone occupano, per la maggior parte, incarichi di rilievo nella pubblica amministrazione ed in politica.
Che si tratti di PARACULOPOLI?
Grazie dell’attenzione…
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